Il Festival delle Resistenze propone per questa edizione un’azione di riflessione collettiva sul senso delle parole e di come queste possano essere legittimamente manomesse, come insegna Gianrico Carofiglio nel suo “La manomissione delle parole”, per ridare nuova linfa al concetto stesso di cittadinanza o per tornare a “fare il cittadino” o “fare la cittadina” usando un’espressione più vicina all’infanzia, nei cui confronti è diretto uno dei percorsi del Festival. Carofiglio ci ricorda che «le nostre parole sono spesso prive di significato. Ciò accade perché le abbiamo consumate, estenuate, svuotate con un uso eccessivo e soprattutto inconsapevole. Per raccontare dobbiamo rigenerare le nostre parole. Dobbiamo restituire loro senso, consistenza, colore, suono, odore. E per fare questo dobbiamo farle a pezzi e poi ricostruirle». Ecco, quindi, cosa vi proponiamo con questo Festival: un percorso di decostruzione di quelle parole che solitamente vengono associate alla cittadinanza e di ricostruzione di senso e di farlo assieme collettivamente all’interno di un tessuto sociale comune.
25 aprile 1945. L’Italia veniva liberata dall’occupazione nazi-fascista e la fine della seconda guerra mondiale segnava la fine di uno dei periodi più oscuri della storia. Da quella esperienza di resistenza alla dittatura è nata la nostra Costituzione come risultato di un percorso di condivisione e di compromesso fra le diverse anime sociali del paese. Fra i membri eletti all’’Assemblea che licenziò il testo della neonata carta costituzionale c’era anche una giovane donna di appena 25 anni, Teresa Mattei, la partigiana Chicchi, madre della Costituzione e ispiratrice della mimosa come simbolo per la celebrazione dell’8 marzo. Teresa ci ha lasciato lo scorso 12 marzo 2013 a 92 anni con un testamento morale di passione civile che vogliamo ricordare in questa giornata e rievocare per tutte le giornate del Festival: «perché è una cosa importante che nelle scuole cresca questa coscienza della cittadinanza. Siamo tutti cittadini. Meritiamoci di esserlo!».
È con questo spirito che festeggiamo il 25 aprile 2013 insieme ai ragazzi del Treno della memoria, perché ci aiutino a preservare quella ‘coscienza di cittadinanza’ che non deve mai venire meno e insieme a Estela de Carlotto che ci aiuterà a dare alla resistenza un respiro più ampio di carattere internazionale raccontandoci l’impegno quotidiano alla ricerca della verità.
L’edizione 2013 del Resistenze si ispira all’Anno europeo dei cittadini promosso dal Parlamento europeo per rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione. Per questo motivo l’edizione di quest’anno è stata insignita del patrocinio dell’alta Istituzione europea in quanto ha riconosciuto nell’evento della Provincia di Bolzano quello stesso spirito di ‘unità nella diversità’ che anima il percorso di crescita verso la cittadinanza europea. Anche l’immagine scelta per esprimere il ‘tessuto sociale’ della comunicazione del Festival rimanda alla pluralità e alla trasmissione di valori in chiave intergenerazionale. Con questo spirito ci piace ricordare una figura importante per la città di Bolzano nel quinto anniversario della sua scomparsa e rileggere l’idea che Silvano Bassetti aveva della città e di come questa dovesse essere concepita per diventare un luogo di incontro: “L’urbanistica ha il compito di dare forma alla città interculturale, non può semplicemente registrare e tamponare gli effetti più devastanti. Deve progettare nuovi luoghi dell’identità plurale. Quindi nuovi spazi per le relazioni, nuove tipologie residenziali, nuovi centri scolastici, sportivi, culturali, moschee, commercio etnico, nuovi spazi collettivi (strade, piazze, parchi…) e con nuovi spazi funzionali servono nuovi spazi simbolici”.
La nostra Costituzione lo dichiara espressamente: «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personale e sociali» e poi impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano il rispetto della dignità di ogni cittadino e di ogni cittadina. È quindi la ‘pari dignità sociale’ che permette ad ogni cittadino di essere trattato in condizioni di uguaglianza sostanziale davanti alla legge senza che le sue peculiarità personali possano consentire distinzioni, o ancor peggio discriminazioni di sorta. Concita De Gregorio, splendida interprete dell’oggi e lucida conoscitrice dei meccanismi della politica, parla in piazza di dignità prendendo spunto dal suo libro “Io vi maledico”, un viaggio alle radici della rabbia. Le voci di chi non ha voce, gli sguardi e le parole di un Paese che cambia. Storie vere dell'Italia fragile.
Il 2013 ha assistito non solo alla scomparsa della già citata Teresa Mattei, ma anche alla scomparsa di Stéphane Hessel conosciuto ai più per aver pubblicato all’età di 94 anni un libretto che tanta discussione stimolò in Francia e in tutto il mondo. Impegnatevi! era il monito lanciato dal diplomatico tedesco naturalizzato francese che esortava i giovani a costruire un futuro migliore basato su uno sviluppo compatibile con le risorse della Terra e dei popoli, su una vera alternativa economica più equa e giusta e fondata sull’ecologia. A resistere con creatività, intelligenza e voglia di fare. Perché sosteneva che l’indignazione, da sola, non basta se non ognuno non si assume consapevolmente le proprie responsabilità. E sono proprio questi due aspetti dell’essere cittadino, la creatività e la responsabilità, che scandiscono questa giornata con la tavola rotonda nazionale sul verde urbano che fa di Bolzano e di piazza Matteotti il centro di discussione sulle buone pratiche rispetto agli interventi di agricoltura biologica urbana e alla difesa della biodiversità. Paola Maugeri, giornalista e conduttrice televisiva verrà intervistata sull’importanza di vivere in maniera sostenibile per se stessi e per il pianeta tutto.
È uno delle questioni più delicate di tutti i tempi e segna per intere generazioni scelte di vita a volte radicali: con la cultura si può mangiare? Si può creare un lavoro e conseguentemente un profitto personale con le attività culturali di qualità. Il destino di un operatore culturale è segnato dall’indigenza e dalla precarietà eterna o nel futuro di questa terra possiamo intravedere uno sviluppo di competenze di carattere imprenditoriale in grado di conciliare capacità artistiche, libertà lavorativa e guadagno? Si parla oggi sempre più di imprese culturali e creative intendendo con questo termine “attività che hanno la loro origine nella creatività, nelle capacità e nel talento individuali e che hanno il potenziale per la creazione di benessere attraverso la generazione e lo sfruttamento della proprietà intellettuale” Così nel 1998 il Dipartimento della cultura britannico definiva la nozione di industria creativa. Sviluppi ulteriori sono stati fatti nel settore. La classificazione più aggiornata è quella fissata dal Rapporto FIGLE della Comunità europea (2006) ripresa poi dal Libro verde 2010 “Le imprese culturali e creative, un potenziale da sfruttare”. Il tema è quindi al centro del dibattito europeo. E anche in Alto Adige si riflette sul senso di una rivoluzione di questo tipo. Stefano Salis, editorialista de Il Sole 24 Ore che nel febbraio del 2012 ha sponsorizzato un Manifesto dal titolo “Niente cultura, niente sviluppo”, accompagnerà una riflessione con alcuni operatori della cultura per comprendere il potenziale della cultura come leva per lo sviluppo economicoe sociale del paese. Chiude la serata un dialogo con Maurizio Scaparro, regista e critico teatrale di gran fama che racconterà della funzione civile più importante che può svolgere il teatro in sintonia con forme di resistenza contemporanea.
Nei lavori fatti in questi mesi con i molti ragazzi e ragazze delle scuole elementari e medie della Provincia ci siamo consapevolmente resi tutti conto che il tema della libertà è strettamente e indissolubilmente legato al tema della scelta. Non si è liberi se non si ha possibilità di scelta. Don Luigi Ciotti lo afferma con lampante chiarezza: “I giovani che scelgono l’illegalità, in realtà di scelta ne hanno poca: sono il prodotto di contesti quasi sempre segnati da povertà, fragilità, emarginazione. Dobbiamo allora certo interrogarci sulle storie individuali, ma intervenire anche sul tessuto sociale. Il prefetto Dalla Chiesa, prima di essere ucciso, disse che lo Stato ha il dovere di dare come diritto quello che la mafia dà come favore: alcuni giovani sono attratti dalla criminalità o dall’illegalità perché, soprattutto in alcuni territori, queste realtà garantiscono “protezione”, e spesso anche lavoro”. Ecco allora che lavorare assieme sui territori della scelta per i più giovani e anche per i meno giovani diventa una missione indifferibile. “La parola ha in sé, nella sua radice, un potere vastissimo: essa crea e definisce la nostra rappresentazione del mondo, e dunque il nostro mondo, cosí come siamo capaci di conoscerlo. Allo stesso modo l’atto della scelta trasforma la potenza in atto e dà forma a ciò che è indefinito. E nel definirlo, trasforma, cambia il mondo” (La manomissione delle parole, Gianrico Carofiglio). Ecco pensiamo che in questo periodo di crisi, economica e sociale, dare ai cittadini e alle cittadine gli strumenti per scegliere liberamente sia l’unico modo per trasformare il nostro piccolo mondo personale nel modo che più ci soddisfa e in armonia con i bisogni altrui. Con questo spirito ascolteremo allora tutti assieme le riflessioni dei piccoli maestri e delle piccole maestre di Costituzione che allieteranno la mattina con la fine dei percorsi sull’educazione alla cittadinanza condotti da Anna Sarfatti, ci lasceremo incantare dalla magia del cinema con Pupi Avati e del suo “Una sconfinata giovinezza” (per la rassegna del cinema resistente a Merano) e ascolteremo con interesse il dialogo fra due grandi intellettuali del nostro tempo come Umberto Galimberti e Vito Mancuso sul tema libertà e fede.
Primo maggio. Festa del lavoro. Abbiamo pensato che il modo migliore per festeggiare questa giornata che, in gran parte del mondo, ricorda le lotte sindacali per garantire eque condizioni lavorative, fosse quello di dedicare la giornata alla parola ‘giustizia’. E lo abbiamo fatto con la consapevolezza che non sempre la nozione è stata utilizzata al meglio e nel pieno del suo valore. Gherardo Colombo, che del Festival delle Resistenze è amico, ce lo dichiara apertamente: “la giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall’incomunicabilità. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole”. E allora ripartiamo da questo punto per ridare dignità al lavoro, riqualificando il nostro rapporto con le regole. In questo percorso oggi ci aiutano due personaggi di valore nel panorama nazionale. Il primo è il conduttore televisivo di MTV Pif che ha affrontato il delicato tema del rapporto tra criminalità organizzata e lavoro dando voce nella sua trasmissione “Il Testimone” ai volti meno noti della promozione della cultura antimafia. Il fatto che la trasmissione vada in onda sul canale più guardato dalla fascia giovane della popolazione ci dà anche il senso e l’importanza di un’operazione di questo genere. In serata e a chiudere l’intero Festival interviene in piazza Matteotti Nando Dalla Chiesa, scrittore e sociologo, figlio del generale Dalla Chiesa che perse la vita insieme alla moglie negli anni ottanta nel corso di un attentato organizzato dalla criminalità organizzata siciliana. Dalla Chiesa porterà e racconterà alla cittadinanza storie di ordinaria quotidianità e di resistenze di donne che resistono alla mafia: “Sono donne moderne e autonome. Hanno fatto una scelta, non di ‘rottura’ rispetto a un sistema di appartenenza, ma di ‘coerenza’ con i propri principi e ideali, con le proprie urgenze e i propri desideri. Donne che hanno scelto di fare lavori che amano. Il loro ‘personale’ diventa immediatamente ‘sociale e politico’, senza bisogno di mediazioni. Sia che si tratti del dolore per la morte del padre, del lavoro del giornalista, della passione per la politica, della cooperazione o dell’amore per la propria terra”.
Giustizia, impegno e lavoro. Il Festival termina oggi, i percorsi di avvio alla nuova edizione ripartono da qui…